In the Eye of the BeeHolder
tecnica mista 70x70x27 cm
Dedicato a René Magritte, Karl Ludwig e Hubble Helix team
Dato che si ritiene che l’uomo sia stato creato a ‘immagine di Dio’ (Genesi 1,26 – 1:,27) a Dio viene qui dato un contorno umano, il cui occhio (eye) è la nebulosa planetaria Helix: ‘L’Occhio di Dio’. Una visione onnisciente!
L’ape (bee) oltre a essere una delle creature più antiche che l’evoluzione ha lasciato immutata da milioni di anni (un’ape di 100 milioni di anni è stata trovata racchiusa in un’ambra nel 2006), è anche il simbolo della conoscenza. Il Bee-Holder (chi tiene l’ape) è colui ‘che custodisce la fonte di tutta la conoscenza’: tutto è negli occhi di chi osserva (beholder).
Il dibattito che vede il realismo opposto all’idealismo – che le nostre menti siano interamente un costrutto della realtà esterna, o che questa realtà esterna sia interamente un costrutto delle nostre menti – spesso si considera chiuso in presenza di un ‘dato’ matematico indipendente. Per esempio, il numero ‘Pi greco’ potenzialmente potrebbe essere generato molto dopo la scomparsa dell’umanità da un semplice ma stabile computer. Questo potrebbe implicare che gli umani siano superflui per la realtà. Eppure, senza una presenza umana che comprenda quello che viene calcolato e mostrato sullo schermo, il computer diventa un semplice e anonimo rifiuto nello spazio. I dati matematici possono esistere o meno al di là della mente umana, ma è un bisogno umano quello di capire l’Universo (Multiverso?) che svela questi ‘dati’, proprio come le api da miele senza averne coscienza sussumono la matematica e la geometria negli esagoni perfetti dei loro favi. Che la forma matematica – come ideale matematico – possa esistere indipendentemente dalle api non elimina l’involontaria complicità delle api nel suo venire in essere (‘being’, da cui la domanda, con gioco di parole: ‘bee-ing?’ E la “conPunta” reazione: ‘OUCH!’).
Charles Siefe, il teorico dell’informazione, ritiene che occorra pensare l’universo come un gigantesco computer, formato dalle informazioniche si muovono avanti e indietro al suo interno. L’Artista vorrebbe pensare che le abilità umane nella matematica e nell’informatica, e il fatto che presto metteremo a punto un computer quantistico (se sarà all’altezza delle aspettative) significhino che la coscienza dell’uomo un giorno si connetterà al computer universale e così entrerà nell’eternità. La consapevolezza umana creerà un computer psicologico che dovrebbe essere assorbito nel più grande computer che è il ‘Multiverso’. In questo modo, la ‘Noosfera’ di Vladimir Vernadsky e Teilhard de Chardin – la sfera della coscienza umana – sarà elevata a proporzioni cosmiche, cosa che comporterà una sorta di ‘Divinità’ alla fine del tempo, all’”inizio”(?) dell’eternità.
Il ragionamento matematico sta agli uomini come la capacità di creare celle esagonali sta alle api!
Dog (cane) è God (Dio) scritto al contrario.