MeRoar
1974
tecnica mista su specchio, 75x75x6 cm (LED all'interno)
Dedicato a Ivan Pavlov e agli esperimenti che condusse sui cani (con ulteriori riferimenti marginali a ‘Id’, ‘Ego’ e ‘Superego’).
L'artista guarda altrove dopo aver guardato nello specchio, e un leone ruggisce verso di lui. Il titolo dell’opera, MeRoar, è chiaramente un gioco di parole con "mirror" (=specchio), e richiama la valenza psicologica della cerimonia mattutina. La psiche si rinforza quando l'atteggiamento proiettato sulla superficie dello specchio viene rimandata sull’individuo, che ad esso si conforma. La nostra presenza in questo mondo è sempre accompagnata da un doppio– l’immagine di noi che proiettiamo. Il tempo trascorso davanti a uno specchio può essere determinante per rafforzare quei tratti individuali che portano al ‘successo’, qui rappresentato dal ruggito del leone, simbolo di potenza.
Ciò che importa in questo caso, non è l’oggetto specchio in sé, che per altro è già denso di significati e riferimenti, ma il processo di ‘mettersi in posa’ e la reazione ad esso, il riflettere se stessi e vedersi come qualcos’altro, perché, secondo la novella eponima di Pirandello: l’uomo è ‘uno nessuno e centomila’.
Il matematico René Thom afferma che il linguaggio fornisce uno specchio sul mondo, dove tutto è interconnesso, e nel quale a una reazione deve corrispondere un flusso di informazioni. La neuroscienza ci insegna che la personalità individuale altro non è che l'ordinamento degli eventi casuali della vita in una narrazione sensata. Se si perde di vista un racconto importante letteralmente ci si "perde la trama"!
Fortunatamente la capacità affabulatoria dell’umanità, sembra lontano dall’essere esaurita !